SOLAREXPO, TORNA IL FOCUS SU TECNOLOGIA E FINANZA VERDE


SolarExpo

SolarEXPO

Innovazione tecnologica, market trend, strategie di internazionalizzazione e nuove soluzioni in ambito green finance. Questi gli elementi attorno cui ruotera’ la 14esima edizione di Solarexpo in programma alla Fiera Milano-Rho, dall’8 al 10 maggio. Confermata la presenza di aziende di rilievo in tutti gli ambiti tecnologici del settore fotovoltaico e un parterre autorevole di esperti a livello internazionale.

Un appuntamento importante che si rinnova quest’anno, divenuto punto di riferimento importante. Ad oggi sono oltre 400 gli espositori iscritti, tra aziende e marchi rappresentati, e oltre 300 i relatori che interverranno negli appuntamenti convegnistici, valore aggiunto di una fiera da sempre vetrina di novita’ e appuntamento di riferimento specializzato per l’intera business community del solare.

MPS, SAIJA: MUSSARI E’ UN CRIMINALE PERCHE’ HA AGITO DA BANCHIERE NON PERCHE’ HA FATTO INCIUCI SUL TERRITORIO


Il “Caso” Montepaschi è una supernova che esplode nel firmamento finanziario e nessuno ancora sa prevedere che effetti produrrà sui mercati e nei settori imprenditoriali. Sulla green economy si sono fatte varie ipotesi ma è interessante il punto di vista dell’ing Roberto Saija, che di questo settore rappresenta una vasta area di interesse, composta da piccole e medie imprese: “Vedo troppo cinismo e sopratutto superficialità sulla vicenda del Monte dei Paschi di Siena. Al netto delle strumentalizzazioni elettoralistiche, quello che sarebbe utile discutere, soprattutto da parte di un imprenditore impegnato, come il sottoscritto, in soluzioni distribuite sul territorio nel campo dell’energia e delle telecomunicazioni, riguarda il ruolo e le funzioni dei territori per lo sviluppo. Le banche sono strumenti e non fini, in questa logica. Trovo assolutamente ingiustificata e anche troppo disinvolta la posizione che vede nell’interferenza politica degli enti locali, la ragione del malgoverno della banca senese. Come spiega il prof. Tito Boeri sul quotidiano la Repubblica di venerdì 25 gennaio u.s.”

Quindi si torna ad invocare una finanza più responsabile?

“Direi che non si è mai smesso. La vicenda dei derivati che, nel male, è uno dei pochi tratti globali e internazionali del sistema bancario italiano, accomuna il MPS al destino di tutte le banche più “ private” del mondo. Dagli istituti finanziari americani, a quelli e tedeschi, fino agli svizzeri. In quel caso chi ha interferito con il mercato? chi ha deviato la corretta gestione della Lehamn Brothers? Chi ha distratto somme gigantesche dal risparmio pubblico? Proprio la professionalità esclusiva ed isolata del management è stata la causa della deviazione speculativa che ha portato l’intera economia mondiale sull’orlo della deflagrazione. E nei mesi scorsi tutti i critici chiedevano di disinquinare il mercato finanziario, riducendo l’impunità per l’autoreferenzialità del management delle banche”.

E allora, come si fa a migliorare la responsabilità sociale delle imprese (attività) finanziarie?

“Appena si è attenuata la pressione istituzionale, subito la bestia della speculazione si è rianimata e l’economia fittizia è tornata a rappresentare oltre il quadruplo di quella reale. Allora che fare? come imbrigliare la bestia? ci vuole una normativa diversa? E chi decide? Quando? Obama? il FMI? la BCE? Ma se non si riesce nemmeno a varare una penosa Tobin Tax a livello comunitario, che normativa si pensa di riuscire ad approvare? L’unico elemento che potrebbe temperare l’aggressività speculativa è proprio una gestione sociale del risparmio, tramite un protagonismo delle comunità locali: finalizzare quote di risparmio allo sviluppo del territorio, distraendolo dal vortice speculativo è uno dei possibile correttori”.

Tale era l’ispirazione delle Casse di Risparmio…

“Esatto, un’esperienza ritenuta però, superata e inadeguata. Ma rispetto a cosa? Ai nuovi livelli della competizione bancaria? E perchè cresce la competizione bancaria? perchè le banche sono frullatori speculativi e non più collocatori di risparmio produttivo. Gli imprenditori come me, sopratutto coloro che sono impegnati nei settori più innovativi, dove proprio l’innovazione di prodotto e di processo, è la base del progetto industriale, si trovano oggi senza ossigeno: le banche non seguono, non valutano, non comprendono le strategie industriali. E si dedicano alla grande roulette dei derivati.

Allora perché confondere la mala gestione della mala finanza con il suo contesto?

“Sarebbe come dire che siccome gli ospedali sono lottizzati e inquinati allora dobbiamo liquidare la sanità pubblica. La salute è meno delicata della finanza? la professionalità di un primario è meno vitale di quella di un banchiere? esiste un bene comune come parametro che moderi e umanizzi la corsa del capitale? Tutta quella sinistra che si riempie la bocca di anti finanziarizzazione dove è oggi? Mussari è un criminale perché ha agito da banchiere non perché ha fatto inciuci sul territorio. Altra cosa è vedere i pubblici amministratori giocare con la banca come fosse una ASL. A Siena poi bisogna dire che insieme agli inciuci contano le logge. Per questo credo che in Città ci sia stata troppo poca politica, non troppa politica. Quali sono state le ragioni dello scontro fra Bassanini e Visco al tempo della riforma dello statuto della Fondazione bancaria che guidava l’Isituto senese? Chi le ha discusse? E le manovre fra i vari sindaci senesi dove si sono verificate? Questa è la vera responsabilità dei partiti che hanno dominati al vertice della banca: poca chiarezza e troppi interessi staccati dal territorio.

Quindi per lei, il problema è la trasparenza e la partecipazione e non la separazione e la professionalizzazione?

“Sì, La banca deve diversificarsi. Ci devono essere banche d’affari e banche di risparmio. Le seconde possono essere anche vincolate a politiche territoriali, e gli amministratori locali devono anche avere capacità e progetti per far sviluppare il proprio territorio con la propria banca, creando network, alleanze nazionali e internazionali, a rete.

E dove allocare il risparmio pubblico?

“Tutto questo deve avere come obiettivo un sistema finanziario che usi il risparmio pubblico come motore dello sviluppo: un uso che deve essere vantaggioso per il risparmio e proficuo per il territorio. Pensiamo ad una strategia a supporto dei sistemi di telecomunicazione, dove vi siano impegni premianti per dotare i territori di fattori abilitanti allo sviluppo come connettività per sistemi trasmissivi competitivi. Oppure, nel campo energetico , modelli di supporto ad una riconversione dei consumi di energie fossili con energie rinnovabili. Queste sono le strategie che le banche devono orchestrare. Intere regioni, come la Puglia, la Campania, il Lazio, la Sicilia, potrebbero ritrovare spinta e concorrenzialità proprio nei settori post fordisti. Ma per fare questo ci vuole un sistema bancario interessato al territorio, solidale con la comunità locale. Ci vuole una banca che ci guadagni con il benessere locale. Fuori da ogni provincialismo ritroviamo, concretamente, il senso dei nostri interessi: riprendiamo la sovranità sulla circolazione delle risorse, materiali, come il denaro, o immateriali, come i bit e i raggi solari. Stiamo parlando sempre della stressa economia fondata sul territorio. E sulle competenze. Due termini che non devono essere messi artatamente in contraddizione”.