IFI SU DAZI ANTIDUMPING, SCONCERTATI DA REAZIONI CONTRARIE


Pannello solare

Pannello solare

Alessandro Cremonesi, presidente dell’Ifi, associazione delle industrie fotovoltaiche italiane attacca la il comunicato di ieri, e la posizione, di Gifi, Aper, Assosolare. ”Desta sconcerto una reazione cosi’ netta e contraria all’auspicato verdetto della Commissione Ue da parte di chi dice di schierarsi in primis dalla parte della legalita’ e della libera concorrenza dei mercati”, ha detto Cremonesi.

Secondo l’Ifi, si tratta invece di “un procedimento legittimo a tutela dell’industria europea e nazionale del fotovoltaico” e “vedere associazioni che si definiscono rappresentanti dell’industria nazionale cosi’ vicine al mondo confindustriale sostenere posizioni a favore delle imprese cinesi a scapito di quelle nazionali, non e’ lo spirito che ci si attende”.

Per l’associazione, la ‘grid parity’, ossia la parita’ di prezzo tra energia fossile e solare/rinnovabile, e’ stata ”drogata” negli ultimi 2-3 anni dal sottocosto dei prodotti cinesi.

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SOLAREXPO, TORNA IL FOCUS SU TECNOLOGIA E FINANZA VERDE


SolarExpo

SolarEXPO

Innovazione tecnologica, market trend, strategie di internazionalizzazione e nuove soluzioni in ambito green finance. Questi gli elementi attorno cui ruotera’ la 14esima edizione di Solarexpo in programma alla Fiera Milano-Rho, dall’8 al 10 maggio. Confermata la presenza di aziende di rilievo in tutti gli ambiti tecnologici del settore fotovoltaico e un parterre autorevole di esperti a livello internazionale.

Un appuntamento importante che si rinnova quest’anno, divenuto punto di riferimento importante. Ad oggi sono oltre 400 gli espositori iscritti, tra aziende e marchi rappresentati, e oltre 300 i relatori che interverranno negli appuntamenti convegnistici, valore aggiunto di una fiera da sempre vetrina di novita’ e appuntamento di riferimento specializzato per l’intera business community del solare.

La Campania una regione GREEN con il primato di approviggionamento di energia da Fonti rinnovabili


Campania Green - La regione tra le più green d'Italia

Campania Green – La regione tra le più green d’Italia

di Roberto sija 51: Il 14 marzo il Ministero dell’Ambiente ha diffuso i dati relativi allo sfruttamento e all’utilizzo delle fonti rinnovabili per l’approviggionamento energetico.

Tali dati contribuiscono a classificare la Campania tra le Regioni più green d’Italia, grazie alla promozione di una valida politica energetica basata sull’uso delle fonti rinnovabili e alla presenza di oltre 350mila ettari di aree naturali protette.

Il Consiglio della Regione Campania ha, infatti a gennaio 2013, approvato la nuova norma che riguarda la concessione di aiuti alle imprese e alle famiglie per l’energia solare nel territorio.

Per il ministro dell’Ambiente Corrado Clini l’ok della Conferenza Unificata «rappresenta un nuovo passo di semplificazione per le Rinnovabili e verso l’efficienza energetica, la riduzione dei consumi, il risparmio di risorse e la cosiddetta de carbonizzazione dell’economia».

La diffusione delle fonti rinnovabili nel territorio regionale, che sarà oggetto di dibattito nel corso del salone EnergyMed (mostra convegno organizzata dall’Anea – Agenzia Napoletana Energia e Ambiente che si terrà l’11 e il 12 aprile), si caratterizza per alcune cifre interessanti.

La Campania è al terzo posto nella penisola per la produzione di energia eolica, dopo Puglia e Sicilia, mentre gli impianti per l’energia solare ammontano a 4.539. Per quanto riguarda il consumo di energia verde da parte dei cittadini, la percentuale è pari al 14,3%.

In occasione di EnergyMed saranno presentati i nuovi Distretti Energia da parte dell’assessorato regionale all’Università e alla Ricerca: si tratta di sei distretti, tra cui Aerospazio, Beni culturali, Edilizia ecosostenibile, Biotecnologie, Trasporti e Logistica, che riceveranno un finanziamento di 270 milioni di euro grazie alle risorse dell’O.O. del Pofesr Campania 2007/2013.

Finalmente un primato per una terra che ha dato natali ad innumerevoli artisti poeti e sede di alcune delle più belle meraviglie dell’Italia.

 

Roberto Saija 51

RINNOVABILI, 40+10 PER LO SVILUPPO


di Roberto Saija – Il governo ha deciso di mettere in movimento circa 40 miliardi, nei prossimi due anni, per pagare debiti con le aziende. A Giugno poi scade il termine per gli incentivi nel campo delle energie rinnovabili, che ammontano a circa 10 miliardi . Due aspetti di un unico problema: come concentrare risorse per accelerare la ripresa.

E’ ovvio che un’immissione di liquidità agevolerebbe il sistema delle imprese, rimettendo in moto meccanismi di cassa che allevierebbero i morsi della crisi. Ma il punto riguarda l’accelerazione: come riuscire a concentrare gli investimenti produttivi ? Il pagamento dei crediti è una forma, ma rischia, se rimane isolata , di disperdere le risorse e diluire gli sforzi.

Se invece si collegasse la fase del pagamento dei crediti, che comunque appare cadenzata in due anni, per cui richiederebbe comunque l’adozione di un programma di priorità, e l’imminente scadenza dei contributi per il fotovoltaico. L’idea infatti sarebbe di considerare l’intera partita del rinnovamento energetico la priorità delle priorità. Questo significherebbe innanzitutto di mettere i comuni in condizione di saldare i debiti ed eventualmente avviare ulteriori iniziative nel settore dell’efficienza energetica e della riorganizzazione dei sistemi locali di produzione. In questa prospettiva il rinnovo degli incentivi potrebbe essere affrontato non con la solita generiade di lamentele e di recriminazioni dalle varie parti del sistema, ma come una strategia ancorata direttamente alla ripresa della spinta economica sul territorio. In sostanza pensiamo ad una serie di misure che intreccino operazioni di cassa e sblocco di procedure per dare una vera spinta al processo di trasformazione urbana del sistema di produzione energetico., Il trasferimento dei centri di produzione dalle aree verdi a quelle metropolitane dovrebbe infatti essere guidato proprio da questa logica incentrata sui comuni. Il tema sarebbe , come strumento di governo e di spesa al tempo stesso, il piano regolatore del calore .

Si tratterebbe di una nuova soluzione che metterebbe i comuni al centro della transizione dalle energie fossili a quelle rinnovabili, dando trasparenza e garanzie sia dal punto di vista normativo che da quello economico.

Premessa dovrebbe essere una sorta di conferenza nazionale promossa da Anci e Ministero della coesione sociale di Fabrizio Barca per elaborare le linee operative del progetto. Contemporaneamente Regioni e comuni dovrebbe aprire veri cantieri energetici per adeguare procedure e norme alla grande transizione. In regioni come la Puglia e la Campania dovrebbero essere bonificate le giungle normative che stanno ancora impedendo il completamento di ingenti investimenti. Una chiarificazione che dovrebbe coinvolgere direttamente anche l’aspetto giudiziario, visto che l’interpretazione punitiva di interventi imprenditoriali sta costando caro all’intero sistema economico con sequestri e procedimenti che coinvolgono rilevanti realtà industriali.

Stiamo parlando di una leva di grande rilievo e capacità che avrebbe un effetto moltiplicatore sull’intero quadro economico. Inoltre lavorando su un’integrazione di azioni finanziarie, come il saldo dei debiti9, e ottimizzazione dei contributi per le rinnovabili, sarebbe possibile anche realizzare virtuose economie di scala.

fonte rinews.it

CAMBIANO I MINISTRI MA LA SOLFA E’ LA STESSA. RIECCO PETROLIO E CARBONE CON PASSERA E COMPAGNI


Tra i regali di Natale che il Governo ci farà, quello con la sorpresa maggiore, verrà dal ministro Corrado Passera che ci porterà una nuova efficienza energetica. In un’audizione al Senato, riportata da Il Sole 24 Ore, il ministro dello Sviluppo economico promette una strategia “per far sì che l’energia non rappresenti più un fattore strutturale di svantaggio competitivo e di appesantimento del bilancio familiare”. Come? Con il rilancio delle estrazioni nazionali di idrocarburi e l’adeguamento della rete elettrica. E senza avere timore dei possibili rischi ambientali perché Passera tiene a precisare che saranno conservati i nostri già alti standard di sicurezza!

Ma andando alle urne, non per scrivere una lettera a Babbo Natale, ma per esprimere un proprio parere in merito al futuro energetico del paese, gli italiani, bocciando il nucleare, avevano anche espresso la volontà di un’energia a rischio zero. E adesso che il nucleare è respinto cosa si fa? Si rilanciano le fonti fossili, petrolio e carbone in testa, che però Passera ci assicura sono garantiti da alti standard di sicurezza. Eppure solo nel febbraio 2011 il ministro Romani aveva proposto un quadro bilanciato dell’energia in cui i rapporti erano: 55% fossili, 25% nucleare e 20% rinnovabili. Sembra un secolo fa ma sono passati 20 mesi. Anche questo governo, come l’altro, sembra infischiarsene del parere degli italiani e per giustificare questa decisione Passera ritiene doveroso sfruttare al meglio le riserve di idrocarburi italiani (“le più importanti in Europa dopo i paesi nordici”). Questo porterà ricadute positive in termini di alleggerimento della bolletta energetica nazionale, di occupazione, di crescita economica e di royaltyes alle comunità locali. Il ministro sostiene che “Un equilibrato rilancio del nostro upstream potrebbe attivare investimenti per circa 15 milioni di euro garantendo un risparmio sulle bollette per 5 milioni di euro”. Cosa ne pensano i piccoli e medi produttori dell’energia rinnovabile? L’ingegner Roberto Saija, è uno di loro. Amministra alcune società che all’inizio dell’era delle rinnovabili hanno creduto in questo mercato, investendo secondo le regole dettate dal Governo. “Una politica di efficientamento e di risparmio dell’energia va perseguita sempre e comunque. Ci mancherebbe altro! Ma servono risorse da stanziare non solo per i privati ma soprattutto per lo stato che è il primo “sprecone”, quando si parla di energia, avendo impianti obsoleti e gestiti in modo pessimo. In realtà, quello che serve è un piano perseguibile dal pubblico e dal privato. Per quanto riguarda la sicurezza sull’estrazione dei combustibili fossili e sulla raffinazione il ministro dichiara che il Governo ”non intende perseguire lo sviluppo di progetti in aree sensibili in mare o in terraferma» ed esclude il ricorso nel nostro paese allo shale gas (l’estrazione di metano con la tecnica della fratturazione idraulica del sottosuolo che sta trasformando gli Usa da importatore a esportatore di gas). Ma la chicca natalizia, Passera ce la regala quando parla degli incentivi al fotovoltaico, che fino a qualche tempo fa costituivano parte del suo programma di rilancio dell’economia con un’iniezione di “verde” seppur in linea con i livelli europei. Oggi, anche Passera cambia faccia e sostiene «Finché ci sono io potete essere sicuri che gli errori fatti nel passato non saranno ripetuti» riferendosi alle erogazioni dei sussidi al fotovoltaico. Sì alla sperimentazione delle batterie, ma solo per verificare la loro reale convenienza. E con la creazione, in ogni caso, di una filiera industriale nazionale. L’ingegner Roberto Saija non è d’accordo: “Gli errori del passato non sono aver dato contributi più o meno alti alle rinnovabili, ma quello che manca è un piano per l’approvvigionamento energetico di una nazione per i prossimi 20 anni. Un piano che non può essere cambiato ogni 6 mesi, perchè costruire impianti e infrastrutture elettriche è un impegno per il quale servono 3-8 anni e capitali ingenti che non possono avere incertezze normative così repentine”. Ma sono così economi chele fonti combustibili? Dei costi del carbone e del petrolio non si discute mai: salute, danno ambientale, costi delle infrastrutture pagate con soldi pubblici ecc. Nessuno vuol dire la verità perché inquina anche l’immagine delle grandi aziende che sono quelle che premono perché questa odiosa piaga delle piccole e medie imprese del settore delle rinnovabili, si rimuova quanto prima possibile.