IFI SU DAZI ANTIDUMPING, SCONCERTATI DA REAZIONI CONTRARIE


Pannello solare

Pannello solare

Alessandro Cremonesi, presidente dell’Ifi, associazione delle industrie fotovoltaiche italiane attacca la il comunicato di ieri, e la posizione, di Gifi, Aper, Assosolare. ”Desta sconcerto una reazione cosi’ netta e contraria all’auspicato verdetto della Commissione Ue da parte di chi dice di schierarsi in primis dalla parte della legalita’ e della libera concorrenza dei mercati”, ha detto Cremonesi.

Secondo l’Ifi, si tratta invece di “un procedimento legittimo a tutela dell’industria europea e nazionale del fotovoltaico” e “vedere associazioni che si definiscono rappresentanti dell’industria nazionale cosi’ vicine al mondo confindustriale sostenere posizioni a favore delle imprese cinesi a scapito di quelle nazionali, non e’ lo spirito che ci si attende”.

Per l’associazione, la ‘grid parity’, ossia la parita’ di prezzo tra energia fossile e solare/rinnovabile, e’ stata ”drogata” negli ultimi 2-3 anni dal sottocosto dei prodotti cinesi.

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L’EOLICO E LE RINNOVABILI DEVONO ESSERE TUTELATI


Pale eoliche

Pale eoliche

“La produzione di energia pulita va tutelata e sviluppata nella legalità e trasparenza. La crescita dell’impero che oggi è finito sotto confisca è anche il frutto della scarsa trasparenza”: così Legambiente commenta la confisca in primo grado del patrimonio di Vito Nicastri disposta dalla Sezione misure di prevenzione del tribunale di Trapani, per un ammontare complessivo di 1,3 miliardi di euro. La più ingente misura di confisca antimafia mai effettuata prima d`ora. Il provvedimento, che fa seguito al sequestro effettuato nel 2010, “conferma la bontà delle indagini svolte dalla Direzione investigativa antimafia in un settore per molti aspetti strategico per il nostro paese come quello delle energie rinnovabili”, sottolinea l’associazione.

La Campania una regione GREEN con il primato di approviggionamento di energia da Fonti rinnovabili


Campania Green - La regione tra le più green d'Italia

Campania Green – La regione tra le più green d’Italia

di Roberto sija 51: Il 14 marzo il Ministero dell’Ambiente ha diffuso i dati relativi allo sfruttamento e all’utilizzo delle fonti rinnovabili per l’approviggionamento energetico.

Tali dati contribuiscono a classificare la Campania tra le Regioni più green d’Italia, grazie alla promozione di una valida politica energetica basata sull’uso delle fonti rinnovabili e alla presenza di oltre 350mila ettari di aree naturali protette.

Il Consiglio della Regione Campania ha, infatti a gennaio 2013, approvato la nuova norma che riguarda la concessione di aiuti alle imprese e alle famiglie per l’energia solare nel territorio.

Per il ministro dell’Ambiente Corrado Clini l’ok della Conferenza Unificata «rappresenta un nuovo passo di semplificazione per le Rinnovabili e verso l’efficienza energetica, la riduzione dei consumi, il risparmio di risorse e la cosiddetta de carbonizzazione dell’economia».

La diffusione delle fonti rinnovabili nel territorio regionale, che sarà oggetto di dibattito nel corso del salone EnergyMed (mostra convegno organizzata dall’Anea – Agenzia Napoletana Energia e Ambiente che si terrà l’11 e il 12 aprile), si caratterizza per alcune cifre interessanti.

La Campania è al terzo posto nella penisola per la produzione di energia eolica, dopo Puglia e Sicilia, mentre gli impianti per l’energia solare ammontano a 4.539. Per quanto riguarda il consumo di energia verde da parte dei cittadini, la percentuale è pari al 14,3%.

In occasione di EnergyMed saranno presentati i nuovi Distretti Energia da parte dell’assessorato regionale all’Università e alla Ricerca: si tratta di sei distretti, tra cui Aerospazio, Beni culturali, Edilizia ecosostenibile, Biotecnologie, Trasporti e Logistica, che riceveranno un finanziamento di 270 milioni di euro grazie alle risorse dell’O.O. del Pofesr Campania 2007/2013.

Finalmente un primato per una terra che ha dato natali ad innumerevoli artisti poeti e sede di alcune delle più belle meraviglie dell’Italia.

 

Roberto Saija 51

Ancora belle notizie sul fronte Green Energy Il sole muove i traghetti


Traghetto elettrico così il candore dei fiordi norvergesi verrà preservato - Roberto Saija

Traghetto elettrico così il candore dei fiordi norvergesi verrà preservato

Entrerà in funzione concretamente tra due anni. Di fatto il traghetto elettrico dal 2015 servirà a coprire la tratta del fiordo più lungo della Norvegia: Sognefjord, 204 km, che si estende da Lavik a Oppedal. La speranza è che l’elettrico sostituisca tutti i motori, anche per le imbarcazioni pesanti che si spostano sui mari.

 

Si tratta del primo traghetto elettrico al mondo, le cui batterie sono in grado di ricaricarsi in appena dieci minuti, fornendo ai due motori fino a 800 kW di energia. Il nuovo traghetto è in grado di operare in modo efficiente ad una velocità di dieci nodi con 400kW di energia. Realizzato in alluminio per guadagnare in leggerezza, misura 80 metri e può trasportare 360 passeggeri e 120 automobili. Essendo un catamarano con due stretti scafi riesce a minimizzare la resistenza dell’acqua.

 

Quando la tecnologia di base e industriale renederà gli accumulatori più efficienti sia a livello economico che di performance il mondo potrà fare un drastico taglio allo sfruttamento dei giacimenti petroliferi tra case autosufficienti e mezzi elettrici il modo cambierà e mi emoziono a dire “Avremo un mondo più pulito” e magari nostra madre terrà troverà il modo di ringrazziarci

 

Roberto Saija 51

Rinnovabili è possibile e Apple una realtà ora servono gli incentivi per lo sviluppo tescnologico


Green Energy - un Post sul Futuro di Roberto Saija

Green Energy

Il futuro delle fonti rinnovabili passa soprattutto dallo sviluppo di sistemi di stoccaggio energetico. Pensate ad una casa capace di immagazzinare l’energia raccolta tramite pannelli solari nelle giornate più soleggiate per poi sfruttarla nei giorni nuvolosi o piovosi. La dipendenza dalla rete sarebbe quasi annullata, creando la possibilità di una vera autonomia energetica.

Oggi il grande problema del fotovoltaico è l’accumulo e la dispersione durante tale fase dell’energia prodotta, la APPLE è pioniere in tale attività di accumulo e riutilizzo con lo sviluppo di un data center interamente alimentato con GREEEN ENERGY

La Mela ha detto addio all’approvvigionamento a carbone e a petrolio per i numerosissimi server che costituiscono la sua nuvola, per passare invece a un’energia totalmente green. A Maiden, nella Carolina del Nord, l’azienda di Cupertino ha infatti occupato 100 acri di terreno con degli impianti solari di ultimissima generazione per generare energia per l’adiacente datacenter. Non è tutto, perché la sede produrrà anche biogas a sua volta convertito in elettricità. In totale, Apple sarà in grado di produrre da sé il 60-70% del suo fabbisogno energetico annuale, mentre il restante verrà acquistato da fonti locali altrettanto rinnovabili. tutto ciò nato dalla contestazione di GreenPeace a cui Apple non ha sbattuto la porta in faccia ma ha ascoltato le ragioni, vagliato le possibili soluzioni e sviluppato concretamente il progetto.

Il progetto Apple si è reso possibile grazie al consumo costante di energia elettrica le abitazioni tradizionali hanno invece la problematica di avere un consumo energetico solo durante le ore notturne e nei periodi invernali che impone elevate capacità di accumulo energetico oggi possibile con batterie al litio che comportano però un costo medio di $ 800 a chilowattora stoccato, è facile immaginare che il progresso e la industrializzazione di sistemi di accumulo avanzati permetterà di abbassare questi costi a $ 200.

Questo sviluppo tecnologico/industriale secondo l’ANIE (Federazione Nazionale Imprese Elettrotecniche ed elettroniche) deve passare attraverso l’intervento pubblico. Il modello di incentivi da pensare dovrebbe essere quello tedesco: fino a 2000 euro di incentivo per un impianto fotovoltaico dotato di un moderno sistema di accumulo. In Italia, secondo l’associazione, questo tipo di iniziativa troverebbe un terreno fertile.

Nicola Cosciani, presidente del gruppo sistemi di accumulo di ANIE, ha riassunto ottimamente la situazione con queste parole:

Massimizzare l’autoconsumo è la strada maestra per un fotovoltaico economicamente sostenibile senza incentivi. Se grazie a programmi di stimolo che inneschino una crescita della domanda (che aumenterà anche per la richiesta nel settore dei veicoli elettrici), le batterie calassero rapidamente di prezzo, per il fotovoltaico e in generale per le rinnovabili non programmabili si aprirebbero grandissime opportunità.

La strada è tracciata cervelli strutture e tecnologie sono pronte allo sviluppo serve solo che qualcuno metta mano ad una finanziaria GREEN

Roberto Saija 51

MOLTO DI NUOVO SUL FRONTE ORIENTALE


La Cina e’ vicina? Ormai, troppo. L’incombenza del gigante asiatico continua a inquietare molti in Occidente. L’intraprendenza economica, e l’apparente immobilismo politico, minacciano le sicurezze di chi confidava nel proprio perenne primato. Ma qualcosa sembra muoversi, anche nelle percezioni meno avvertite. Proprio in questi giorni un segnale importante viene dall’America.Il New York Times ha pubblicato un lungo articolo che riportava considerazioni che risalgono direttamente alla sala ovale della Casa Bianca.

Il senso è che qualcosa stia mutando nella strategia Americana. Anche perche’ qualcosa di rilevante sta mutando nel cuore della citta’ proibita. Nel suo articolo , il piu’ prestigioso quotidiano del mondo lascia intendere che in queste settimane, a ridosso dell’inaugurazione del secondo mandato del Presidente Obama, il vertice Americano abbia discusso e condiviso una posizione di ampio credito per la nuova leadership cinese. Si accredita di fatto il nuovo segretario del partito cinese come un nuovo Gorbaciov, che potrebbe avviare una stagione, lunga, come e’ consuetudine nella tradizione cinese, ma inesorabile verso una democrazia sostanziale. Non arriveremo, ed e’ follia solo richiederlo, ad un allineamento di Pechino agli standard, formali e reali, della democrazia rappresentativa occidentali, con la separazione netta fra i poteri, l’indipendenza completa della magistratura e una libera consultazione del corpo elettorale. Ma il tema dei diritti individuali degli uomini e’ ormai all’ordine del giorno nel dibattito dei nuovi comunisti cinesi.

Ora un’eventuale liberalizzazione civile andrebbe letta insieme al processo di normalizzazione di tutti i diritti sociali, a cominciare dalla tutela del lavoro. Proprio nel l’ultimo grande paese comunista oggi si sta discutendo, concretamente, di come porre termine alla fase dell’accumulazione primitiva, direbbe Marx, ossia di quel selvaggio far west che ha visto le aziende occidentali speculare sul liberismo nei rapporti di lavoro, che permetteva a migliaia di imprenditori di pagare a livelli impensabili i propri dipendenti al di la’ della Muraglia cinese.

 

Ora la liberalizzazione dei diritti civili Marcia parallelamente alla civilizzazione dei diritti sindacali. Gia’ a Shenzen, la grande citta’ industriale del paese si notano cambiamenti clamorosi. In particolare alla Foxconn, la sterminata impresa, piu’ di 430 mila dipendenti che produce i meravigliosi e seducenti oggetti di Apple, si annunciano svolte nei regimi salariali e produttivi, con un riconoscimento di fatto di un sindacato autonomo e indipendente.

 

Diritti e costo del lavoro cresceranno insieme. Questo vuol dire che non saranno piu’ inquisiti i lavoratori cinesi che pretenderanno un trattamento equo. Che non saranno condannati e licenziati I dirigenti sindacali. Che le associazioni di lavoratori non saranno pi’ denunciate , e le proprie sedi e impianti tipografici sequestrati. Ci accorgeremo presto anche da noi, in Europa delle novita’. Il decentramento in Cina non potra’ essere usato come una scorciatoia alternativa all’innovazione. E in cambio vedremo come in alcuni settori, come il fotovoltaico, la concorrenza non sara’ piu’ sul; prezzo ma sulla qualita’ del prodotto. Cambiera’ la vita dei lavoratori in oriente, e degli imprenditori in occidente.

MUOVERSI QUANDO TUTTO SI MUOVE


Mentre a Taranto si discute nel mondo si cambia. Il confronto è davvero desolante. E la campagna elettorale lo rende ancora più opprimente. Da una parte, in Italia, si discute su come riattivare un sistema industriale che ha tutte i suoi fattori abilitanti- energia, lavoro, impatto ambientale- inesorabilmente negativi,dall’altra, nel mondo, si trasforma clamorosamente il quadro economico a partire proprio dal contesto energetico. In pochi mesi abbiamo appreso che le due super potenze economiche- USA e Cina- hanno radicalmente mutato la loro fisionomia di consumatori di energia. Entrambi i due sistemi, con modalità assolutamente diverse fra loro, sono diventati dai principali importatori di energie fossili a produttori autosufficienti e si apprestano a diventare fra i primi fornitori del mondo.

Un cambio spettacolare che non sembra incuriosire nessuno della classe economica e politica italiana. Gli Usa, come abbiamo già visto, grazie ad un uso intensivo del fracking, la tecnologia che permette di estrarre dalle cisti rocciose petrolio, ha ormai largamente sopperito al suo deficit di combustibile.

La Cina ha percorso una strada diversa. In pochi anni ha acquistato massicci asset energetici in tutto il pianeta, arrivando oggi a produrre, fuori dai suoi confini-era il sogno di Mattei- una quantità tale di petrolio da poter competere con il Kuwait o l’Arabia Saudita.

Come scrive oggi la pagina economica del Corriere della Sera, Pechino è in condizione nei prossimi due anni di poter mettere sul mercato qualcosa come tre milioni di barili di petrolio. Il doppio di quanto estraeva nel 2011. Un dato assolutamente stupefacente. Ma la lezione che dovremmo ricavare dalla politica cinese, e anche americana, e che queste performance non spingono i due paesi sulla strada delle energie fossili,tutt’altro. Contemporaneamente all’annuncio dei dati che abbiamo riportato apprendiamo che sia Washington che Pechino manifestando la loro ferma volontà di svincolarsi dalla dipendenza dal petrolio e di impegnarsi per guidare il processo di riconversione dei sistemi energetici alle energie rinnovabili, con al primo posto il fotovoltaico. Il presidente Obama, nel corso del suo poco considerato dai politici italiani, discorso sullo stato dell’Unione ha posto al centro della strategia di ripresa e sviluppo dell’economia americana proprio le energie fotovoltaiche, impegnando ingenti risorse nella ricerca e contando sul fatto che il fotovoltaico oggi non è solo un sistema di produzione e distribuzione di energie più adeguato e sostenibile, ma è il motore dei processi innovativi dei prossimi decenni. Così come il fondo sovrano cinese ha ulteriormente rafforzato i suoi investimenti nel settore, pianificando progetti interni ed esterni di espansione mastodontici. Ora il tema è capire come rispondere in Europa, e in Italia? Al momento c’è solo silenzio. Nessun sussulto. Mentre diventa urgente ridare fiato al sistema locale delle energie rinnovabili. E’ indispensabile un piano straordinario che rimetta la filiera delle rinnovabili al centro di uno sforzo , scientifico, industriale e amministrativo, eccezionale. Le regioni devono elaborare veri piani regolatori dell’energia, deliberando procedure e soluzioni che guidino il passaggio dal prato al tetto. Non possiamo ancora vivere nell’incertezza normativa e nell’incubo di cadere vittima di norme indecifrabili o inattuabili che inquisiscono soggetti che operano senza osservarne realmente il comportamento. Dobbiamo rendere il fotovoltaico un parametro di riferimento per adeguare i comportamenti del sistema Italia. Bisogna muoverci ora, che tutto sta cambiando, e che l’agilità diventa un pregio rispetto alla potenza.

CAMBIANO I MINISTRI MA LA SOLFA E’ LA STESSA. RIECCO PETROLIO E CARBONE CON PASSERA E COMPAGNI


Tra i regali di Natale che il Governo ci farà, quello con la sorpresa maggiore, verrà dal ministro Corrado Passera che ci porterà una nuova efficienza energetica. In un’audizione al Senato, riportata da Il Sole 24 Ore, il ministro dello Sviluppo economico promette una strategia “per far sì che l’energia non rappresenti più un fattore strutturale di svantaggio competitivo e di appesantimento del bilancio familiare”. Come? Con il rilancio delle estrazioni nazionali di idrocarburi e l’adeguamento della rete elettrica. E senza avere timore dei possibili rischi ambientali perché Passera tiene a precisare che saranno conservati i nostri già alti standard di sicurezza!

Ma andando alle urne, non per scrivere una lettera a Babbo Natale, ma per esprimere un proprio parere in merito al futuro energetico del paese, gli italiani, bocciando il nucleare, avevano anche espresso la volontà di un’energia a rischio zero. E adesso che il nucleare è respinto cosa si fa? Si rilanciano le fonti fossili, petrolio e carbone in testa, che però Passera ci assicura sono garantiti da alti standard di sicurezza. Eppure solo nel febbraio 2011 il ministro Romani aveva proposto un quadro bilanciato dell’energia in cui i rapporti erano: 55% fossili, 25% nucleare e 20% rinnovabili. Sembra un secolo fa ma sono passati 20 mesi. Anche questo governo, come l’altro, sembra infischiarsene del parere degli italiani e per giustificare questa decisione Passera ritiene doveroso sfruttare al meglio le riserve di idrocarburi italiani (“le più importanti in Europa dopo i paesi nordici”). Questo porterà ricadute positive in termini di alleggerimento della bolletta energetica nazionale, di occupazione, di crescita economica e di royaltyes alle comunità locali. Il ministro sostiene che “Un equilibrato rilancio del nostro upstream potrebbe attivare investimenti per circa 15 milioni di euro garantendo un risparmio sulle bollette per 5 milioni di euro”. Cosa ne pensano i piccoli e medi produttori dell’energia rinnovabile? L’ingegner Roberto Saija, è uno di loro. Amministra alcune società che all’inizio dell’era delle rinnovabili hanno creduto in questo mercato, investendo secondo le regole dettate dal Governo. “Una politica di efficientamento e di risparmio dell’energia va perseguita sempre e comunque. Ci mancherebbe altro! Ma servono risorse da stanziare non solo per i privati ma soprattutto per lo stato che è il primo “sprecone”, quando si parla di energia, avendo impianti obsoleti e gestiti in modo pessimo. In realtà, quello che serve è un piano perseguibile dal pubblico e dal privato. Per quanto riguarda la sicurezza sull’estrazione dei combustibili fossili e sulla raffinazione il ministro dichiara che il Governo ”non intende perseguire lo sviluppo di progetti in aree sensibili in mare o in terraferma» ed esclude il ricorso nel nostro paese allo shale gas (l’estrazione di metano con la tecnica della fratturazione idraulica del sottosuolo che sta trasformando gli Usa da importatore a esportatore di gas). Ma la chicca natalizia, Passera ce la regala quando parla degli incentivi al fotovoltaico, che fino a qualche tempo fa costituivano parte del suo programma di rilancio dell’economia con un’iniezione di “verde” seppur in linea con i livelli europei. Oggi, anche Passera cambia faccia e sostiene «Finché ci sono io potete essere sicuri che gli errori fatti nel passato non saranno ripetuti» riferendosi alle erogazioni dei sussidi al fotovoltaico. Sì alla sperimentazione delle batterie, ma solo per verificare la loro reale convenienza. E con la creazione, in ogni caso, di una filiera industriale nazionale. L’ingegner Roberto Saija non è d’accordo: “Gli errori del passato non sono aver dato contributi più o meno alti alle rinnovabili, ma quello che manca è un piano per l’approvvigionamento energetico di una nazione per i prossimi 20 anni. Un piano che non può essere cambiato ogni 6 mesi, perchè costruire impianti e infrastrutture elettriche è un impegno per il quale servono 3-8 anni e capitali ingenti che non possono avere incertezze normative così repentine”. Ma sono così economi chele fonti combustibili? Dei costi del carbone e del petrolio non si discute mai: salute, danno ambientale, costi delle infrastrutture pagate con soldi pubblici ecc. Nessuno vuol dire la verità perché inquina anche l’immagine delle grandi aziende che sono quelle che premono perché questa odiosa piaga delle piccole e medie imprese del settore delle rinnovabili, si rimuova quanto prima possibile.